Il regalo “caratterizza” svariati momenti della vita, nella società è un fatto importante scambiarsi i regali, è un’usanza che esiste da sempre, carica di significato: regalare qualcosa a qualcuno è un gesto relazionale che esibisce un certo influsso emotivo. Con un dono inviamo un messaggio a chi lo riceve e mostriamo una parte di noi stessi, che si esplicita nella predilezione di quello specifico regalo per quella specifica persona.
Ma, regalare e donare non sono la stessa cosa.
Il regalare è considerato un gesto volto a riconoscere un’azione lodevole, ricompensare un debito, manifestare riconoscenza nei confronti di qualcuno. Talvolta vissuto senza emozioni, ma come una missione finalmente compiuta. Il regalo è quantitativo.
Donare, invece, ha origine da “dare”, nel senso più profondo. Significa offrire qualcosa per dichiarare amore in maniera incondizionata, senza sentire il peso del dovere e senza esigere nulla dall’altro. Il dono, a differenza del regalo, è un atto di ossequio ai sentimenti, non alla persona. Il dono è più significativo dell’oggetto, a prescindere dal suo valore economico, è qualitativo, mentre il regalo può apparire anonimo, nonostante talvolta sia molto costoso.
Chi dona sceglie l’oggetto come emblema, per trasmettere amicizia, stima e amore, chi dona dà senza riserve, ingaggia le proprie risorse nella ricerca di ciò che saprà comunicare, nel modo più vero, l’affetto che nutre per chi riceverà quel pacchetto.
Il dono ”parla di noi”, implica insomma la gratuità del dare, ed il piacere di dimostrare l’affetto ed il significato che quella persona o quella relazione ha per noi.
Quali sono gli aspetti psicologici che ci sono dietro? Predisposizione personale, processo decisionale e dinamiche sociali.
Anche il modo di fare regali risulta una forma di messaggio personale, con cui si manifestano caratteristiche di personalità. Donare è un’azione sociale, quindi rivestita di aspetti psicologici, governata dalle norme collettive che qualificano le relazioni. La natura sociale del dono ci permette di individuare dei rituali sia in chi fa il regalo, sia in chi lo riceve.
Poche persone riescono a rompere il sistema prevalente del regalo e a scegliere consapevolmente di inviare precisi messaggi di relazione attraverso gli oggetti donati.
A prescindere dalla spesa, una stessa cosa può assumere un grande valore se é donata, o rimanere un “semplice” oggetto se é meramente regalata. Delle regole sociali sottendono al donare e al saper ricevere regali. Quando sono destinati ad una persona cara, si condensano un insieme di attese e di aspettative cariche dal punto di vista emotivo. in primo luogo si tratta di un atto “volontario” che non si fa per ricevere qualcosa in cambio. Chi dona, tutt’al più, può volere come “ricompensa”, la soddisfazione dell’altro, cerca un regalo che ne rifletta i gusti, ma che porti con sé anche una impronta in modo che si distingua fra tanti altri regali.
Attualmente, nella nostra società, il dono pare aver perso il suo valore “natale”, trasformandosi in un aspetto più superficiale, banale e consumistico. Quante volte ci capita di scegliere un regalo in base alla pubblicità o alla moda del momento!
Prendiamo in considerazione il Natale, talvolta il regalo diventa un obbligo “inaridito”, privo di significato, un compito a cui adempiere pigramente, senza calore. Il rischio è quello di acquistare la prima cosa che capita, senza preoccuparsi di identificarsi con il destinatario del regalo, una sorta di indovinello rispetto ai suoi gusti e mentalità.
Un significato “psicologico” ancora più profondo ha a che fare con la difficoltà, a volte, di entrare in contatto con gli altri, di costruire un rapporto intimo, che ci costringe a contenere ciò che proviamo. Vi domanderete cosa abbia a che fare questo col regalo: esso diventa una difesa dal “donarsi” reale e concreto, un rifugio imposto dalla paura dell’altro.
Si evita, dunque, il dono spontaneo, libero, quasi a voler tenere gli altri lontani dalla propria vita, impedire un cambiamento, e già, perché il dono può implicare cambiamento, è occasione di incontro e relazione.
Pare che la scelta di un oggetto non sia casuale, ma dettata da bisogni interni incalzanti, mentre per chi riceve il regalo esso è la dimostrazione che si è sempre presenti nella mente di qualcuno.
Ma, anche chi riceve il dono deve conformarsi a qualche norma. In primo luogo una lotta delle aspettative: si può sperare in un “oggetto” molto diverso o perché il regalo non ci rispecchia o perché la relazione viene vissuta in modo differente. Succede quando si opta per “pensierini” impersonali, anche se poi la gratuità del dono non ci permette di muovere critiche, d’altronde è il pensiero che conta.
E se il destinatario è un bambino?
Molti giocattoli “crescono” insieme ai bambini, cercare quelli che permettano un loro intervento attivo, va bene prendere in considerazione l’età ma senza dimenticarci che si possono trasformare ed utilizzare in base alla loro fantasia. In commercio esistono giocattoli che per le loro caratteristiche virtualmente violente non sarebbero in cima alla lista degli acquisti, è utile, invece, non demonizzarli, l’aggressività è una componente dell’ equipaggiamento emozionale umano e respingerla può rendere più difficile per il bambino imparare a governarla.
Non solo giocattoli definiti “intelligenti”, il bambino cresce e impara con la finzione, l’invenzione, la “costruzione”, quasi stesse recitando una parte.
Non stimare il valore di un regalo solo in termini economici o perché proposto continuamente in TV, non è detto che susciti interesse nel bambino, sceglierlo invece, pensando a lui.
“Il dono più grande che si possa offrire all’altro è il tempo”, in una vita frenetica, che dà sempre la precedenza agli impegni, il lavoro, tutto ciò che risulta essere “più urgente”. E talvolta trovare il tempo per stare vicini agli altri vale molto di più di ciò che si acquista con i soldi.