Il termine uva è generico e sta ad indicare il frutto della vite, ma le varietà di uva (cloni compresi) per la produzione di vino sono centinaia ed ognuna con delle peculiarità fisiche e organolettiche differenti.

Per quello che riguarda le caratteristiche fisiche si può andare dallo spessore della buccia alla forma del chicco, dalle dimensioni dell’acino alla struttura del grappolo, mentre le caratteristiche organolettiche sono quelle, per chi degusta più interessanti, che danno l’impronta ai vini prodotti (va comunque ricordato che l’uva da sola, per quanto di qualità, non basta a produrre un buon vino, un esempio su tutti il Nebbiolo che raggiunge vette d’eccellenza solo in limitate zone d’Italia).

Naturalmente non tutte le uve sono uguali, infatti abbiamo uve definite aromatiche, pochissime, come i Moscati (che danno prodotti straordinari dal Piemonte alla Sicilia), le Malvasie, il Brachetto e il Gewürztraminer o Traminer Aromatico, salta subito all’occhio che quelle appena citate sono le uve più usate per la produzione di spumanti dolci, ma non solo (basti pensare ai grandi passiti siciliani).

Poco più numerose le uve semi-aromatiche come ad esempio lo Chardonnay, il Sauvignon, il Cabernet, il Merlot, l’ Aleatico.

Tutte le altre, molto più numerose, rientrano nel gruppo delle neutre.

Una volta giunta a maturazione l’uva va raccolta, ma va considerato che oggi il termine maturazione è divenuto generico in quanto ormai da diversi anni si parla di maturazione tecnologica, maturazione fenolica e maturazione aromatica.

La maturazione tecnologica è quella che valuta il rapporto tra acidi e zuccheri e, volendo ottenere vini più ricchi di acidità, la vendemmia verrà anticipata.

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